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Lo spazio da dedicare agli studenti eccellenti nella scuola pubblica è sempre stato un interrogativo presente nei processi di apprendimento. Il tema ha perso progressivamente interesse dalla seconda metà del Novecento a seguito della democratizzazione degli studi, perché soppiantato dall'attenzione verso una scuola che "non vuole lasciare indietro nessuno" per garantire a tutti standard minimi di apprendimento. Solo in tempi più recenti si è approdati a un concetto multidimensionale di equità, in cui la scuola può dimostrarsi attenta a tutte le diversità e differenze individuali, riportando così in primo piano anche il "diritto all'eccellenza". Nel volume ci si domanda: cosa vuole dire essere eccellente? Chi è lo studente eccellente? Chi lo definisce come tale? Come si può valorizzare l'eccellenza scolastica senza cadere in un'educazione elitaria e selettiva? Le risposte a queste domande possono aiutare a impostare un nuovo atteggiamento verso la coltivazione e la cura del capitale umano, divenute oggi esigenze fondamentali del sistema educativo. Vengono presentati i risultati di una ricerca che ha chiesto a un campione di insegnanti di esprimere pareri sull'eccellenza dei loro allievi; inoltre, attraverso un'analisi dei dati Invalsi, si mette in luce l'intreccio tra apprendimento, competenze, relazioni, motivazione e background familiare degli studenti eccellenti. Infine, si analizzano le politiche adottate a favore della valorizzazione di questa categoria di studenti. La riflessione in chiave critica sulle potenzialità e sui limiti dell'attuale situazione vuole facilitare la rimozione delle resistenze verso un supporto ai 'capaci e meritevoli' e un uso migliore delle risorse già a disposizione delle scuole.